È la vigilia delle attese elezioni americane che martedì 8 novembre consegneranno il nuovo presidente degli Stati Uniti, il quarantacinquesimo della loro storia. A contendersi la Casa Bianca la democratica Hillary Clinton e il tycoon repubblicano Donald Trump, che hanno dato vita a scontri accesi, dichiarazioni roboanti e combattuti duelli televisivi. Come nella migliore tradizione americana, la stampa ha passato al setaccio i due candidati mettendo in risalto vicende poco trasparenti, gaffe macroscopiche e comportamenti poco eleganti. Dalle frasi sessiste di Trump alle mail private di Hillary Clinton, ormai conosciamo quasi tutto dei due controversi politici: ma dei loro precedenti colleghi quanto ne sappiamo? Avevano anche loro dei lati che preferivano tenere nascosti? Da George Washington a George W. Bush, ecco alcune curiosità sui presidenti americani.
I denti di Washington
Secondo la leggenda la sua dentiera sarebbe stata costruita in legno: in realtà la protesi di George Washington era fatta d'oro, avorio, piombo e di denti animali. Quel che è certo è che il primo presidente degli Stati Uniti ha avuto gravi problemi ai denti per tutta la vita: nel suo diario è registrato un intervento dal dentista all'età di 24 anni, trent'anni dopo, il giorno del suo insediamento, sappiamo che gliene era rimasto in bocca uno solo. Forse è per questo che il suo discorso di inaugurazione davanti all'assemblea è stato il più breve della storia americana, solo 133 parole e meno di due minuti di durata. Sicuramente a una dentiera troppo grande è dovuta la forma particolare del suo viso nel suo ritratto più celebre, eseguito nel 1798, nel quale la mascella e la bocca sono vistosamente allungate.
Un presidente aggressivo
Fin dall'infanzia, il futuro settimo capo di stato americano Andrew Jackson, deve fronteggiare alcuni eventi drammatici che ne forgiano il carattere impetuoso: durante la Rivoluzione gli viene sfregiato il volto da un soldato inglese a cui si era rifiutato di pulire gli stivali; a quattordici anni rimane orfano a causa della guerra e di varie epidemie, vivendo diverso tempo sulla strada prima che un avvocato lo prenda sotto la sua ala protettiva avviandolo agli studi legali. Jackson rimarrà sempre una persona aggressiva e litigiosa, come testimoniano gli oltre cento duelli nei quali fu coinvolto, uno dei quali concluso con l'omicidio del suo avversario. La sua animosità non si ferma davanti a nulla: quando al suo attentatore gli si inceppa miracolosamente la pistola per due volte, il presidente reagisce inseguendolo armato del suo bastone da passeggio. Neanche il suo pappagallo, Polly, gli è da meno: al funerale del suo amato padrone, il pennuto deve essere portato via a forza perché continua a disturbare la funzione bestemmiando continuamente.
Lotta di potere
Uno dei passatempi preferiti degli inquilini della Casa Bianca è la lotta libera, praticata con buoni risultati da Washington, Jackson e Ulysses Grant. Due però sono stati i presidenti che si sono distinti per la loro abilità in questo sport: Abraham Lincoln e Theodore Roosevelt. Lincoln, un pezzo d'uomo alto oltre un metro e novanta, secondo alcuni storici ha partecipato a circa trecento incontri, uscendo quasi sempre vincitore: le fonti documentano una sola sconfitta, a opera di un soldato di stanza con lui durante la repressione di una rivolta pellerossa. Le sue doti di wrestler erano talmente riconosciute che l'unico elogio che gli rivolgerà il suo avversario politico Douglas sarà: “poteva sconfiggere qualsiasi avversario in un incontro di wrestling”.
Theodore Roosevelt, che guida il paese alla fine dell'Ottocento, invece inizia a praticare il pugilato e la lotta libera da ragazzino per difendersi dai bulli che lo prendono di mira. Non sembra sia stato valente come Lincoln, ma sono rimasti proverbiali il suo coraggio, la resistenza e anche la sua impetuosità: si racconta infatti che durante un incontro si sia avventato contro uno spettatore colpevole di averlo insultato. La passione di Roosevelt per questo sport rimarrà tale anche durante il suo mandato, quando si sottoporrà quotidianamente ad allenamenti sfiancanti.
Paura alla Casa Bianca
In un celebre discorso Franklin Delano Roosevelt dirà che bisogna “avere paura solo della paura stessa”. Non tutti i presidenti americani sarebbero stati d'accordo con queste parole. In particolare Benjamin Harrison, il cui terrore per la corrente elettrica era tale che non toccherà mai gli interruttori appena installati alla Casa Bianca per timore di restare repentinamente fulminato. Un suo predecessore invece, Rutherford B. Hayes, da giovane era affetto da lyssofobia, ovvero la paura di diventare pazzo. Anche Lincoln celava una fobia cronica, cioè quella per le cure odontoiatriche e dunque per i dentisti, e perfino Franklin D. Roosevelt, nonostante ciò che affermava in pubblico, aveva una paura patologica per il numero tredici: non viaggiava mai il tredici del mese e teneva sempre pronta una sua segretaria in caso si avesse avuto bisogno di un quattordicesimo commensale a tavola.
Paranormal Activity
Apparizioni, divinazioni e contatti con gli alieni: anche questo è accaduto alla Casa Bianca. Jimmy Carter, per esempio, sosteneva di aver visto un disco volante rosso e verde aggirarsi nei cieli americani durante un suo discorso; inoltre raccontava di essere stato attaccato durante una battuta di pesca da un misterioso coniglio in grado di nuotare. Ronald Reagan era un assertore dell'esistenza di creature extraterrestri e ricordava di aver osservato un ufo mentre stava viaggiando in aeroplano. Reagan era anche un appassionato di astrologia e aveva persino una consulente astrologica: secondo la moglie Nancy era stato proprio grazie a una divinazione che il marito era sfuggito all'assassinio nel marzo 1981. Infine non possiamo tralasciare l'esperienza paranormale di George W. Bush, protagonista di un avvistamento spettrale nella camera di Lincoln, forse lo stesso Abraham, e convinto del fatto che la Casa Bianca, da lui definita “spaventosa”, fosse infestata dai fantasmi.
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