C'è un disegno di Mirò che vi fa impazzire ma è troppo caro per il vostro portafoglio? Niente paura, in vostro soccorso arriva Art Money, la nuova start up per i collezionisti che non hanno conti in banca a cinque o sei zeri. Nata in Australia nel 2015 e da pochi mesi sbarcata anche negli Stati Uniti, Art Money è una finanziaria dedicata esclusivamente all'arte, un settore dell'economia che rappresenta ancora un lusso nonostante il suo pubblico sia sempre più largo. Basta guardare i numeri degli spettatori che affollano mostre, gallerie e soprattutto fiere, una schiera di appassionati costretti dai prezzi di mercato a rinunciare al sogno di possedere un opera d'arte.
Paul Becker, fondatore e amministratore dell'azienda, ha pensato che la maggior parte di quelle persone investirebbe volentieri su un quadro o una scultura se avesse i mezzi per farlo. Intervenire sulle quotazioni è ovviamente impossibile, l'idea di Becker dunque è stata quella di agire sulle transazioni economiche, aiutando i compratori a pagare dei beni acquistati. Come funziona questo metodo? È molto semplice, Art Money concede un prestito ai clienti a interessi zero, una cifra tra i 1.000 e i 30.000 dollari che verrà restituita entro nove mesi; il cliente versa alla galleria il 10% del valore dell'opera e se la porta immediatamente a casa; il resto viene anticipato dalla finanziaria che in cambio, e in ciò consiste il suo profitto, ottiene una percentuale di sconto dal costo effettivo. Un meccanismo che sembra far contenti tutti gli attori in gioco, in particolare le persone che erano frenate dall'acquisto non tanto per motivi di denaro, spiega Becker, ma «per una questione psicologica». Un ragionamento in fin dei conti corretto, pensate infatti di comprare un'automobile o una camera da letto in contanti: quanti di voi andrebbero incontro a una tale spesa a cuor leggero?
Dopo le inevitabili resistenze iniziali, oggi le gallerie che hanno aderito all'iniziativa sono più di duecento e fra queste compaiono alcuni nomi prestigiosi come le newyorkesi Cristin Tierney, Galerie Lelong e Jonathan Levine. Per ora il servizio è attivo in Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti, ma probabilmente, se gli affari continueranno a crescere, dobbiamo aspettarci uno sbarco anche in Europa e magari in Asia, sempre più terra di conquista per il mercato dell'arte.