Amartya Sen non è soltanto un grande economista, benché abbia vinto un premio Nobel in questa disciplina nel 1998: Sen è anche un filosofo, e proprio l'approccio critico e indagatore con cui affronta i grandi problemi della finanza e dello sviluppo mondiale lo inducono a cercare sempre altre strade e spiegazioni oltre a quelle fornite dai rapporti statistici e dai dati numerici. Innanzitutto la strada della giustizia sociale, del benessere collettivo e dell'etica politica, tutti temi cari all'economista indiano, che proprio per il suo contributo nei welfare studies ha ricevuto il riconoscimento dall'Accademia di Svezia.
Il 3 novembre Amartya Sen compie 83 anni e in questa sede vogliamo ripercorrere i momenti salienti della sua biografia.
L'anno di nascita è il 1933, il luogo è Santiniketan, nel Bengala. Sen completa i suoi studi al Presidency College di Calcutta, per poi perfezionarsi in economia al Trinity College di Cambridge. La sua carriera accademica è decisamente precoce: a 23 anni insegna all'Università di Calcutta, poi passerà all'Università di Delhi, quindi alla London School of Economics, all'All Saints College di Oxford e all'Università di Harvard, dove ricopre contemporaneamente le cattedre di economia e filosofia. Il coronamento professionale arriva nel 1998, lo stesso anno del premio Nobel, quando diventa Master a Cambridge, primo indiano a conseguire una posizione così prestigiosa.
Intanto Sen al lavoro universitario ha affiancato una densa e brillante attività teorica, incentrata sulla nuova definizione di un'economia del benessere, sulla lotta alla diseguaglianza e sulla teoria delle scelte sociali, a cui è dedicato uno dei suoi primi saggi, Collective Choice and Social Welfare del 1971. Seguono il fondamentale On Economic Inequality del 1973 e soprattutto il celebre studio
Poverty and Famines: An Essay on Entitlements and Deprivation del 1981, in cui rovescia l'ottica tradizionale del problema delle carestie, ponendo lo sguardo sui meccanismi economici e politici che rendono possibili queste catastrofi umanitarie, privando alcuni gruppi sociali della loro capacità di disporre del cibo.
Nei volumi successivi, sempre più contaminati dalla filosofia, Sen critica i capisaldi delle teorie economiche moderne, in particolare la concezione utilitaristica, che vede nel reddito individuale l'unico fattore di benessere, o l'approccio “ingegneristico” alla disciplina economica, a cui contrappone il pensiero etico e metafisico, capace di una visione globale dell'agire umano. Tra i suoi titoli più importanti, Etica ed economia (1987); Razionalità e libertà (2002); L'idea di giustizia (2009). Le opere di Amartya Sen sono state tradotte in oltre trenta lingue e i suoi tanti articoli sono stati pubblicati non solo da riviste specializzate, ma da quotidiani e magazine divulgativi: segno della fortuna dell'intellettuale indiano presso il grande pubblico, ma anche del suo desiderio di raggiungere con le sue idee una platea sempre più ampia.
Guarda l'intervento di Amartya Sen sui temi dell'etica e della giustizia economica