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Cinque buoni motivi per vedere la mostra su Toulouse-Lautrec

 

Dal 22 ottobre è stata inaugurata nelle sale di Palazzo Chiablese a Torino, la mostra “Henri Toulouse-Lautrec. La Belle Époque”: l'esposizione, curata dallo storico dell'arte Stefano Zuffi, porta nel capoluogo piemontese la grande collezione del pittore conservata all'Herakleidon Museum di Atene: una raccolta multiforme che consente di avere una panoramica dell'intera produzione di Toulouse-Lautrec, dai manifesti per i locali alle illustrazioni per libri e giornali, dalle litografie ai rarissimi schizzi e studi grafici eseguiti durante le sue lunghe convalescenze. Ecco cinque buoni motivi per non perdere l'appuntamento torinese.

 

1. La Belle Époque

Guardare le opere di Toulouse-Lautrec significa immergersi in un periodo e in una città di straordinaria vitalità: la Parigi di fine secolo. È l'epoca dei cabaret funosi e dei café chantant dalle scandalose ballerine, come il Moulin Rouge o le Folies Bergère, della vita notturna di Montmartre, dei primi esperimenti cinematografici dei fratelli Lumière, dei bordelli affollati dai nobili e dai borghesi, dell'Esposizione Universale del 1900, della costruzione della Tour Eiffel, il simbolo di una metropoli in continuo sviluppo, dell'illuminazione elettrica e degli eleganti magazzini. Tutto questo è la materia pulsante dell'arte di Toulouse-Lautrec, che assorbe il frenetico mondo che lo circonda e lo immortala nei suoi lavori.

 

2. La rivincita di un outsider

Benché di famiglia nobile, il conte Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec-Montfa – questo il suo nome per esteso – nasce affetto da una malattia genetica affine al nanismo alla quale si sommano le fratture alle gambe, avvenute nell'infanzia, dalle quali non riuscirà mai a ristabilirsi. Il Toulouse-Lautrec che frequenta assiduamente la “Ville Lumière” è un ometto di appena un metro e mezzo con il busto sproporzionato rispetto alle esili gambette che lo sostengono, amante incallito dell'assenzio: il “mio piccolo mostro” come lo chiama affettuosamente la vedette del Moulin Rouge Yvette Guilbert. Ma l'handicap fisico, la salute cagionevole e la dipendenza dall'alcol non costituiranno mai un limite per l'esuberante pittore, che grazie alle sue doti artistiche e intellettuali diventa presto uno degli animatori dei circoli culturali e un protagonista delle frenetiche notti parigine, un brillante compagno di strada di attori e giornalisti, di scrittori e cantanti.

 

 

3. L'altra faccia dell'impressionismo

Ammiratore e amico degli artisti impressionisti, in primo luogo Degas, Toulouse-Lautrec condivide il loro modo di dipingere e la radicale rottura con la tradizione accademica francese. Ma se Renoir, Monet o Pisarro predicavano la pittura “en plein air” e mostravano le campagne accecate dal sole o gli scorci delle vie urbane dominate dagli effetti atmosferici, Toulouse-Lautrec predilige gli interni di teatri, cafè e case di piacere, i fari che infrangono il buio del palcoscenico e le luci elettriche che illuminano le sale da ballo. Ma soprattutto, in antitesi al dettato impressionista che esalta il paesaggio, il suo sguardo si sofferma sui volti e i gesti delle persone che incontra e che ritrae appassionatamente, fedele al suo proclama: “Esiste solo la figura umana; il paesaggio è, e dovrebbe essere, niente più che un accessorio”.

 

4. Un pubblicitario ante litteram

Anche il linguaggio pubblicitario deve qualcosa a Toulouse-Lautrec, uno dei primi e più celebri “copywriter” della storia. Da quando realizza il manifesto per lo spettacolo della soubrette Goulu al Moulin Rouge nel 1891, il pittore diventa uno dei pubblicitari più ricercati nell'ambiente parigino: il segno sintetico, il contrasto tra le silhouette monocrome dei personaggi in primo piano e i colori squillanti dello sfondo o di alcuni particolari, le scritte integrate al disegno con gusto ed efficacia sono un saggio di arte della propaganda commerciale, quando ancora la pubblicità stava muovendo i primi passi. Nei decenni successivi il suo esempio diventerà quasi un canone e le sue soluzioni grafiche saranno imitate nei poster di tutto il mondo.

 

 

5. L'arte di dipingere la vita

Ovviamente la ragione principale per andare a vedere la mostra di Palazzo Chiablese consiste nell'arte di un maestro della pittura e della grafica di fine Ottocento. La mano di Toulouse-Lautrec è quella di un artista raffinato, capace di riassumere l'aspetto di una persona in pochi tratti essenziali senza per questo sfociare in una stilizzazione forzata o indecifrabile: lo vediamo in particolare nei disegni e nelle litografie – qui alla mostra è raccolto un corpus eccezionale per quantità e qualità – nei quali emerge tutta la freschezza e la fremente vivacità del suo linguaggio, così come la sensibilità di un uomo che osserva il mondo che gli si svolge accanto con un accento ironico e talvolta comico, ma sempre con delicatezza e sincera emozione.