Quando ammirano i capolavori dell'arte, gli uomini e le donne non guardano le stesse cose. È questo l'inatteso responso di una ricerca dell'Università IULM di Milano, che ha eseguito un interessante esperimento di neuroestetica, una disciplina che studia l'esperienza estetica dal punto di vista scientifico e cognitivo.
Il test è stato effettuato su un campione di quattordici persone, sette ragazzi e sette ragazze tra i 18 e i 30 anni, che per circa tre minuti sono stati posti di fronte a un monitor sul quale erano proiettate l'immagine intera e alcuni dettagli ad alta definizione di una delle opere più importanti della pittura italiana, il Giudizio Universale di Michelangelo. Per monitorare e registrare le loro reazioni, ai giovani sono stati applicati alcuni sofisticati macchinari. Innanzitutto un dischetto sul palmo della mano collegato a un “indicatore di attivazione emozionale”, in modo da misurare la sudorazione della pelle, un elemento fondamentale per capire la risposta emotiva degli esaminati. Anche il movimento degli occhi è un fattore chiave nella mappatura percettiva: per questo scopo è stato installato un apparecchio eye-tracking che grazie a una telecamera permette di osservare l'attenzione visiva dei soggetti e conoscere dove e per quanto tempo si posa lo sguardo sull'opera. Infine sono stati utilizzati due sensori posti sulla fronte all'altezza delle tempie e due pinzette-conduttori attaccate ai lobi delle orecchie: grazie a questo congegno vengono registrate le onde cerebrali e si può sapere quale emisfero viene maggiormente coinvolto, se il destro, quello delle reazioni negative, o il sinistro, quello delle risposte positive.
In base ai risultati della prova, gli studiosi hanno scoperto per esempio che gli uomini sono molto selettivi e tendono a concentrarsi solo su alcune zone dell'affresco – la parte centrale e gli angeli con gli strumenti della Passione – mentre le donne sono più attente a cogliere l'aspetto generale dell'immagine e sono più sensibili ai tanti dettagli della scena. Inoltre lo sguardo degli uni e degli altri si sofferma su particolari differenti: i ragazzi osservano con più cura le figure femminili – come Maria – le azioni e i particolari anatomici; le ragazze invece danno maggior peso ai volti e alle relazioni tra i personaggi. Interessante notare come pure il linguaggio impiegato per raccontare l'esperienza visiva si differenzi tra i due sessi: le femmine privilegiano parole che indicano sentimenti, quali paura o sofferenza, al contrario dei maschi, i quali preferiscono descrivere l'opera localizzando le immagini osservate.
Un esperimento rivelatore e affascinante, come molti altri realizzati dai ricercatori di neuroestetica negli ultimi anni. In particolare quelli effettuati per studiare il comportamento dell'osservatore dinanzi all'opera d'arte, che hanno fornito dei risultati sbalorditivi: per esempio è emerso che davanti a uno dei Prigioni di Michelangelo il cervello degli spettatori riproduceva la torsione del busto della statua; o addirittura che, davanti a uno dei celebri “tagli” di Lucio Fontana, gli astanti entravano inconsapevolmente in empatia con lo stesso artista, ricostruendo a livello cerebrale il gesto dello squarcio della tela.