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Dallo smog ai gioielli: la sorprendente torre anti-inquinamento di Dan Roosegaarde

Da tempo a Pechino è scattato l'allarme rosso per l'inquinamento e le immagini della capitale cinese perennemente avvolta da una nebbia fatta di smog sono apparse su riviste e siti web di tutto il mondo: le polveri sottili e letali sono diciassette volte più elevate di quelle stabilite dall'Organizzazione Mondiale della Salute. Le autorità hanno stilato un vademecum per i cittadini, consigliando per esempio di usare la mascherina antismog, di bere tanta acqua e tè o evitare di uscire nell'ora di punta: rimedi che cercano di contrastare l'avvelenamento dell'aria causato da una serie di fattori diversi. Innanzitutto la presenza all'interno del centro urbano di molte fabbriche alimentate a carbone, una fonte energetica altamente inquinante; quindi i sistemi di riscaldamento antiquati e le polveri dei cantieri edili; infine anche l'alto tasso di umidità e l'assenza di vento.

Ora, anche l'architettura e l'arte cercano di offrire una soluzione alla grave situazione di Pechino, grazie al progetto dell'olandese Dan Roosegaarde, artista che da sempre coniuga ecologia ed estetica. Sua è, tra le altre, la creazione del Van Gogh Bycicle Path, seicento metri di pista ciclabile alle porte di Eindhoven che, per mezzo di cinquantamila ciottoli luminescenti a energia solare, al buio si illumina riecheggiando la famosa Notte stellata di Van Gogh.

Il suo nuovo lavoro è lo Smog Free Project, ovvero una torre mangiasmog in grado di purificare l'aria inquinata. La costruzione appare come un piccolo grattacielo alto sette metri, sfrutta l'energia eolica e ha lo stesso consumo elettrico di un boiler casalingo, circa 1170 watt. Questo “aspirapolvere più grande del mondo”, come lo ha definito il suo ideatore, è però capace di ripulire 30.000 metri cubi di aria all'ora e di eliminare circa il 75% degli agenti inquinanti, come i famigerati PM2.5 e PM10, in un'area pari a un campo da calcio. Inoltre la torre ha un particolare metodo per riciclare le polveri immagazzinate: le pressa per trenta minuti fino a farle diventare dei minuscoli cubi di resina, che vengono poi incastonati su anelli e venduti come gioielli a 250 euro l'uno. Lo studio ha già ricevuto quasi duemila ordini per questi originali brillanti, tra cui quello di una coppia che sarà la prima a sposarsi con delle fedi nuziali fatte di smog.

Ovviamente il progetto di Roosegaarde non vuole essere la panacea dell'inquinamento mondiale, la cui lotta ha bisogno di strategie congiunte e di un cambio di mentalità radicale, bensì un contributo efficace e contemporaneamente un modo per sensibilizzare l'opinione pubblica nei confronti di un problema sempre più ostico e globale. E non è un caso che l'artista abbia scelto il crowdfunding, cioè la raccolta fondi collettiva via web, per finanziare la sua opera, raccogliendo oltre centomila dollari, a dimostrazione che l'ambiente è un tema di interesse generale e che ciò che accade all'altro capo del pianeta necessariamente riguarda tutta l'umanità.