L’Italia meridionale, divisa da oltre un secolo tra lo stato governato dagli Angiò, con capitale a Napoli, e il Regno di Sicilia, retto invece dagli aragonesi, viene unificata nel 1442 da Alfonso V d’Aragona.
Sotto il suo dominio, l’Aragona diventa la maggior potenza del Mediterraneo occidentale. Oltre alle floride regioni iberiche della Catalogna e di Valencia e al Sud Italia, lo stato comprende infatti anche la Sardegna e le isole Baleari.
I domini italiani diventano il perno della politica mediterranea del sovrano e tutta la zona viene inserita nel circuito commerciale catalano.
Il porto di Messina diventa lo scalo obbligato dei traffici tra l’Oriente e l’Europa del Nord e punto di rifornimento per la “muda di Fiandra”, cioè il servizio regolare di galee veneziane che due volte l’anno andavano verso Bruges e Londra, rendendo la cittadina siciliana culturalmente aggiornata riguardo al mondo artistico fiammingo e provenzale.
Napoli, già importantissimo centro culturale dell’area mediterranea, vive un’intensa stagione economica e commerciale, tanto che Alfonso, detto il Magnanimo, decide di fissarvi la propria residenza.
La città campana è tra le più internazionali e cosmopolite della penisola. Alle maestranze provenzali, francesi e italiane, giunte con il periodo angioino, si aggiungono gli artisti chiamati da Alfonso per trasformare il Maschio Angioino in una moderna residenza reale, simbolo del rinnovamento artistico di Napoli.
La città diventa il luogo del confronto tra la tradizione iberica, impregnata di influssi nordici, in particolar modo fiamminghi, e una corrente centrosettentrionale che risente invece delle novità rinascimentali, ben rappresentate dai volumi nitidi e levigati delle opere del dalmata Francesco Laurana o da quelle del lombardo Domenico Gagini.
In pittura prevale il gusto dell’arte nordica, come dimostrato dalla presenza nelle collezioni del re di opere di Jan Van Eyck e di Rogier Van der Weyden e dall’arrivo a Napoli di pittori spagnoli influenzati dall’arte fiamminga, ma coscienti delle novità rinascimentali italiane, come il valenciano Jacomart.
Altri artisti, come Pisanello, attivo per la corte dal 1449 soprattutto come medaglista, rappresentano invece una corrente ancora legata al gusto per il gotico internazionale e l’eleganza cortese.
Negli stessi anni è forse presente nella città portuale anche il pittore di Tours Jean Fouquet, uno dei più sensibili mediatori tra il linguaggio nordico e la stilizzazione geometrica di Piero della Francesca.
Questa contemporanea presenza di stimoli culturali di differente origine ha grande influenza sui pittori locali, come dimostrano lo stile di Colantonio, in cui si fondono influssi provenzali, spagnoli e fiamminghi, e soprattutto come è evidente nelle opere dell’allievo Antonello da Messina, splendidi frutti del clima internazionale e cosmopolita che si respira nella città a metà secolo.
Per scoprire le opere di Antonello da Messina guarda la puntata di Mauro Lucco