Nasce nei laboratori del Massachusetts Institute of Technology il tessuto del futuro, che si trasforma in base alla temperatura a cui viene esposto. Il nuovo materiale sfrutta alcune qualità delle cosiddette fibre auxetiche, le cui molecole hanno un'alta capacità di assorbimento dell'energia e riescono a espandersi in ogni direzione quando vengono sottoposte a una sollecitazione fisica: grazie a queste proprietà le fibre auxetiche sono particolarmente elastiche e terribilmente difficili da frantumare. Proprio per le loro caratteristiche questo tipo di materiali, per esempio il gore-tex o alcuni gruppi di minerali, sono molto utilizzati nel campo antinfortunistico e della sicurezza, dove vengono impiegati nella fabbricazione di giubbotti antiproiettile, ginocchiere e altre protezioni per il corpo o imballaggi.
Ma la nuova sostanza creata dal MIT va oltre e riesce a “modificare” la propria struttura rispondendo agli stimoli termici in maniera autonoma e automatica: una prerogativa rivoluzionaria che lo rende particolarmente appetibile per il mondo dell'abbigliamento. Immaginate infatti un tessuto che diventa più leggero e lascia passare l'aria quando aumenta il calore o al contrario si ispessisce se il freddo si fa più pungente: un sogno per milioni di persone stufe di vestirsi a strati per sopportare gli sbalzi di temperatura. Una specie di seconda pelle quindi, flessibile, resistente e che per giunta può subire mille metamorfosi secondo i dettami del fashion design. E alla moda hanno subito pensato i ricercatori dell'istituto di Cambridge, dal momento che l'ultima frontiera per gli atelier degli stilisti più innovativi sono proprio i materiali all'avanguardia e le nuove tecnologie, come dimostrano le invenzioni hi-tech di nomi di grido quali il giapponese Issey Miyake o il designer anglo-turco Hussein Chalayan, fino alla newyorkese Suzanne Lee, fondatrice del progetto “Biocouture”, la quale utilizza un particolare tessuto biologico, la cellulosa batterica, per realizzare i suoi vestiti.