Una domenica di febbraio del 1990, dopo venticinque anni trascorsi in un carcere di massima sicurezza viene liberato Nelson Mandela. È una data storica perché rappresenta, ancora più del decreto ufficiale firmato dal presidente De Klerk un anno più tardi, la fine del regime dell'apartheid in Sudafrica. Di lì a poco verranno elezioni multirazziali del Paese e il nuovo capo di Stato diventerà proprio Mandela, che guiderà la nazione in una delicata transizione politica: il ricordo della segregazione razziale è ancora fresco e il rischio di violenze etniche è dietro l'angolo. Il leader indiscusso della lotta per i diritti civili accompagnerà il Sudafrica in questo difficile cammino, ponendosi come primo e decisivo obiettivo la riconciliazione e la pacificazione sociale, come testimonia il discorso di insediamento pronunciato il 10 maggio 1994 del quale riportiamo i brani più salienti.
«Oggi, con la nostra presenza qui e con i festeggiamenti in altre parti del paese e del mondo, tutti noi conferiamo onore e speranza alla libertà appena nata. Dall'esperienza di una terribile catastrofe umana, che troppo a lungo si è protratta, deve nascere una società di cui l'umanità intera sarà fiera. […] Ai miei compatrioti posso dire senza timore di sbagliare che ciascuno di noi è intimamente legato alla terra di questo bel paese quanto lo sono i famosi alberi di jacaranda di Pretoria e le mimose del Bushveld. Ogni volta che uno di noi tocca questa terra, avverte un senso di personale rinnovamento. L'umore dell'intera nazione cambia con l'alternarsi delle stagioni. Una sensazione di gioia e di euforia ci pervade quando l'erba diventa verde e i fiori sbocciano.
Questa comunione spirituale e fisica che tutti noi avvertiamo con la nostra madrepatria spiega il profondo dolore che gravava sui nostri cuori nel vedere il paese lacerato da un terribile conflitto, nel saperlo disprezzato, messo al bando ed emarginato dai popoli del mondo, e questo perché era diventato il fondamento universale dell'ideologia e della pratica perniciosa del razzismo e dell'oppressione razziale. Noi, popolo del Sudafrica, che fino a poco fa vivevamo nell'illegalità, siamo felici di essere stati riaccolti in seno all'umanità e di avere oggi il raro privilegio di ospitare sul nostro suolo le nazioni del mondo. […] Confidiamo nel fatto che continuerete a sostenerci nell'affrontare la sfida di costruire una società fondata sulla pace, sulla prosperità, sul rifiuto della discriminazione sessuale e razziale, e sulla democrazia.
[…] È giunta l'ora di guarire le ferite. È arrivato il momento di colmare l'abisso che ci divide. È tempo di costruire.
Ora che abbiamo finalmente raggiunto l'emancipazione politica, ci impegniamo ad affrancare il nostro popolo dalla schiavitù ancora in essere della miseria, della privazione, della sofferenza, della discriminazione sessuale e di ogni altro genere. Siamo riusciti a muovere gli ultimi passi versa la libertà in una condizione di relativa pace. Ora ci dedicheremo a instaurare una pace completa, equa e duratura. Gli sforzi che abbiamo compiuto per infondere speranza nei cuori di milioni di persone sono stati premiati. Il nostro impegno formale è adesso quello di costruire una società in cui tutti i sudafricani, neri e bianche, potranno camminare a testa alta, senza la paura nel cuore, certi del loro inalienabile diritto alla dignità umana – una nazione arcobaleno in pace con se stessa e con il mondo.
[…] Ci rendiamo conto tuttavia che non esiste una strada facile per la libertà. Sappiamo bene che nessuno di noi può farcela da solo. Per questo dobbiamo agire insieme, come un popolo unito, per riconciliare il paese, per costruire la nostra nazione, per dare vita a un nuovo mondo.
Che ci sia giustizia per tutti. Che ci sia pace per tutti. Che ci sia lavoro, pane, acqua e sale per tutti.
Che tutti sappiamo che il corpo, la mente e l'animo di ogni uomo sono ora liberi di cercare la propria realizzazione. Mai e poi mai dovrà accadere che questa splendida terra conosca di nuovo l'oppressione dell'uomo sull'uomo e patisca l'indegnità di essere la vergogna del mondo.
Che il sole non tramonti mai su questa gloriosa conquista dell'umanità.
Che regni la libertà. Dio benedica l'Africa».
Il discorso di Mandela sulla riconciliazione raccontato da Marcello Flores