Questa è la storia di un eclatante furto d'arte, di un ladro acrobata chiamato come un supereroe e di alcuni capolavori spariti nel nulla. Erano le tre del mattino del 20 maggio 2010 al Musée d’Art Moderne di Parigi, quando da una delle finestre dell'edificio compare una delle leggende della malavita francese, Vjeran Tomic in arte Spiderman: ha appena sfondato una grata esterna, in precedenza allentata con l'acido, e si appresta a calarsi nella sala dove è custodita la Natura morta con candelieri di Fernand Léger, oggetto del desiderio dell'antiquario Jean-Michel Corvez, che per quel colpo gli ha sborsato 40.000 euro. Tomic sa che deve essere chirurgico perché c'è un allarme che scatterà non appena metterà piede nel museo; dopo qualche secondo però si accorge che il palazzo è ancora avvolto nel silenzio e del temuto antifurto non c'è traccia. Proprio così, perché il caso ha voluto che quella sera il congegno appena installato, troppo sensibile anche ai colpi di vento, sia stato disinserito dai guardiani che vogliono calibrarlo meglio. Superata la sorpresa “Spiderman” capisce che può agire in tutta tranquillità e comincia ad aggirarsi tra i capolavori dei maestri come se fosse tra le corsie di un supermercato: oltre a Léger, “preleva” altre quattro opere d'arte, Il piccione a pois di Pablo Picasso del valore di 23 milioni di euro, l'Albero di ulivo vicino all’Estaque di Georges Braque, La pastorale di Henri Matisse (15 milioni di euro) e infine la Donna con ventaglio di Amedeo Modigliani, uno dei suoi autori prediletti.
Un bottino milionario per uno dei furti d'arte più cospicui di tutti i tempi, tale da mettere in discussione la sicurezza non solo del Musée d’Art Moderne ma degli istituti d'arte di tutto il mondo. Ma anche una refurtiva troppo ingombrante e pressoché invendibile, come farà notare a caldo il direttore del museo parigino Cornette Saint-Cry: infatti, a parte la Natura morta di Léger rubata su commissione, le altre tele diventano una patata bollente per l'intrepido Tomic. Non solo non trova acquirenti, ma nemmeno un posto dove nascondere le opere: in cambio della svendita del Modigliani ad appena 70.000 euro, riuscirà a piazzarle nell'atelier dell'orologiaio Yonathan Birn. E qua le loro tracce si perdono, forse definitivamente. Infatti la polizia francese dopo mesi di indagini, studiando le modalità del colpo riconosce il modus operandi del ladro funambolo amante dell'arte, che messo alle strette ammette la propria responsabilità, fornisce i dettagli della dinamica, ma non riesce a dire dove si trovino adesso le tele.
Il 30 gennaio 2017 è iniziato il processo a carico dei tre protagonisti della vicenda; a dare credito a Birn, in lacrime durante la deposizione, i quadri sono addirittura stati gettati tra i rifiuti in un momento di tremendo panico. Il timore di venire scoperto sarebbe stato talmente grande che l'orologiaio ricettatore pare abbia preferito disfarsene, buttando letteralmente 90 milioni di euro nella spazzatura. Gli inquirenti non credono del tutto alle sue parole e ritengono possa essere uno stratagemma per mantenere il segreto sui reali compratori delle opere. Gli appassionati di arte sperano davvero che sia così perché forse è meglio pensare che quattro capolavori universali siano appesi alle pareti di qualche collezionista senza scrupoli piuttosto che siano scomparsi per sempre.