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La Venezia del Cinquecento e la formazione del giovane Tiziano

A cavallo dell’anno 1500, quando il giovane Tiziano Vecellio si trova a Venezia, la congiuntura economico-politica è favorevole alla Repubblica Serenissima. Rispetto alle altre terre italiane, sconvolte dagli eserciti stranieri, Venezia sembra un’oasi di prosperità, nel pieno della sua espansione territoriale.

È un momento fortunato anche per il commercio via mare: cresce il numero dei mercanti stranieri che ampliano e decorano le loro sedi, i così detti fondaci, e che rendono la città sempre più cosmopolita.

La situazione positiva, però, si deteriora rapidamente e Venezia si trova a fronteggiare la minaccia delle scorrerie turche, che rendono malsicuri i traffici nel Mediterraneo orientale. Il mercato internazionale, inoltre, risente della concorrenza delle rotte atlantiche, solcate dalle navi spagnole e portoghesi.

Davanti a questa situazione il patriziato veneto preferisce investire nell'acquisto di terre e nella costruzione di palazzi, piuttosto che nell'armo delle navi. La vita diventa più comoda, sicura e raffinata.

Dal punto di vista culturale Venezia diventa infatti l’unica vera alternativa all’egemonia romana. Il tipografo Aldo Manuzio ne fa il centro dell'editoria italiana, mentre nei nobili palazzi della laguna si collezionano le antichità classiche.

La tradizionale indipendenza dalla Santa Sede richiama inoltre intellettuali e artisti ansiosi di esprimere liberamente le proprie idee, tra cui Dürer, Leonardo e Michelangelo, le cui tracce si colgono nell’opera di numerosi pittori locali. Tra essi un posto importante occupa Giorgione, che determina in pochi anni una svolta decisiva. Al di là del mistero che ne avvolge ancora la vita e la breve carriera, Giorgione è l’artista che, alle soglie del 1500, porta a piena realizzazione il “tonalismo”, la tecnica pittorica basata su una graduale stesura del colore con un morbido effetto di fusione cromatica nell’ambiente circostante: i contorni delle figure e del paesaggio appaiono leggermente sfumati, privi di un segno grafico netto; prevale invece l’effetto delle gradazioni successive di luce e di colore, che danno vita a un mondo sfuggente e dinamico.

Le sue rivoluzionarie ricerche sull’uso colore influenzano un’intera generazione di artisti, in particolare il giovane Tiziano che, alla sua morte, diventa l’erede del nuovo corso della pittura veneta, iniziando quell’ascesa che farà di lui l’indiscusso protagonista del panorama artistico lagunare fino alla metà del secolo.

 

Scopri di più su Tiziano con la conversazione dello storico dell'arte Mauro Lucco