Se pensavate che la Venezia rinascimentale fosse esclusivamente Bellini e Tiziano, pittura tonale e composizione classica, la mostra che si è aperta il 17 febbraio a Palazzo Ducale vi farà scoprire l'altra faccia dell'arte della Serenissima. A partire dai tre capolavori di Hieronymus Bosch custoditi a Venezia e freschi di restauro, il curatore Bernard Aikema e i coordinatori scientifici Gabriella Belli e Paola Marini esplorano i legami della città con la pittura fiamminga e con la cultura figurativa più fantasiosa d'Europa.
Non è casuale infatti che le uniche tre opere del grande maestro olandese presenti in Italia, Il martirio di santa Liberata, i Tre santi eremiti e il Paradiso e Inferno, siano conservate proprio a Venezia e sono frutto non di un acquisizione recente ma di un orientamento del gusto che risale al periodo di massimo splendore della repubblica lagunare. Tra i maggiori ammiratori dell'arte visionaria di Bosch c'era Domenico Grimani, vissuto a cavallo tra Quattro e Cinquecento, figura di spicco della nobiltà locale, cardinale e figlio del settantaseiesimo doge Antonio: un collezionista originale, amante delle statue greche, di Leonardo e Tiziano, ma anche capace di guardare con identica ammirazione alle tendenze artistiche provenienti dal Nord. È probabilmente lui che acquista almeno due delle tre tavole di Bosch, ed è sicuramente a lui che appartiene il cosiddetto Breviario Grimani, il codice che è stato definito «la più alta vetta mai raggiunta nella storia della miniatura fiamminga». Sul suo ruolo si sofferma la rassegna di Palazzo Ducale, appunto per evidenziare come l'ambiente veneziano fosse particolarmente recettivo verso le novità che giungevano dalle Fiandre, in particolare verso quella pittura fatta di paesaggi incantanti e onirici, di fantasie infernali e grottesche, di “chimere e stregozzi”, come le chiamò Anton Maria Zanetti, l'erudito del Settecento autore di un prezioso vademecum su tutte le opere presenti a Venezia. Un clima culturale raffinato e vitale, dunque, con i suoi salotti e i cenacoli patrizi in cui si discuteva di filosofia, arte e religione, di cabala ebraica e di simboli platonici.
La mostra “Jheronimus Bosch e Venezia” ci restituisce proprio questa affascinante atmosfera intellettuale; e lo fa esponendo i tre celebri dipinti di Bosch insieme ad altre 50 opere di contesto, come le tele di Jacopo Palma Il Giovane o gli splendidi disegni di Dürer, Bruegel e Cranach, alcuni rari manoscritti e volumi a stampa o i quadri di Joseph Heintz il Giovane, il maggiore epigono del maestro fiammingo che proprio a Venezia visse oltre cinquant'anni e vi trovò la sua fortuna. Un appuntamento imperdibile quindi per tutti gli appassionati del più enigmatico e bizzarro pittore del Rinascimento e per tutti coloro che vogliono approfondire le vicende artistiche della Repubblica Serenissima.