Nel 13 a.C. Ottaviano Augusto è probabilmente all'apice della sua fortuna politica. Da quindici anni ha saldamente in mano le redini dell'Impero – ma guai a chiamarlo tale, per non incorrere nelle ire dei senatori –, ha riformato lo Stato, l'esercito e l'economia, ha messo fine a cento anni di guerre civili con la pax augustea, ha conquistato l'Egitto e pacificato la Penisola Iberica e la Gallia; l'anno successivo sarebbe stato proclamato anche pontefice massimo. È proprio in questo anno “mirabilis” che per celebrare le sue imprese e la prosperità di Roma, il Senato decide la costruzione di un altare nel quale “i magistrati, i sacerdoti e le vergini vestali avrebbero celebrato un sacrificio annuale”. Nasce l'Ara Pacis, uno dei monumenti emblematici della Roma imperiale.
La sua costruzione è il fiore all'occhiello del progetto architettonico di Augusto e sorgerà su uno dei luoghi prediletti dell'imperatore, il Campo Marzio settentrionale, che vede già la presenza del suo Mausoleo e su cui verrà realizzato l'Horologium Augusti, la più grande meridiana del mondo antico.
Quando viene completata quattro anni più tardi, l'Ara Pacis è un gioiello di arte e architettura: un podio la eleva leggermente dal suolo così da aumentarne l'imponenza; i marmi di Carrara dal bianco brillante riecheggiano quelli del Partenone ateniese; fregi e bassorilievi dai colori accesi illustrano la storia leggendaria di Roma e ritraggono la famiglia imperiale. La propaganda politica non poteva trovare un mezzo migliore per esprimere la grandezza del potere di Augusto.
Col passare dei secoli purtroppo il monumento subisce le intemperie della natura e il flusso del tempo, rischiando di scomparire per sempre e di diventare un'altra opera perduta dell'antichità: sprofondato nel suolo della capitale ha cominciato a riaffiorare a partire dal Cinquecento, ma il suo pieno recupero è avvenuto solo quattrocento anni più tardi, nel 1938. Infine negli anni Duemila gli è stato restituito un posto d'onore nel tessuto urbanistico di Roma, grazie al progetto dell'architetto americano Richard Meier, che ha realizzato un museo-teca allo scopo di valorizzare l'Ara Pacis e proteggerla da inquinamento e degrado.
Oggi l'altare ritrova tutta la sua antica bellezza per merito di un'affascinante iniziativa che unisce storia, arte e tecnologia avanzata. Si tratta di una visita immersiva e multisensoriale all'interno dell'Ara Pacis utilizzando la cosiddetta “Realtà Aumentata”, ottenuta attraverso l'impiego di particolari visori e fotocamere. I visitatori vivranno così un'esperienza singolare in cui si fondono elementi reali e virtuali: potranno rivedere i colori e le sculture originali dell'altare, osservare i calchi della famiglia imperiale prendere vita e raccontare la propria storia, assistere a un sacrificio rituale officiato dai sacerdoti.
“L'Ara com'era”, questo il titolo del progetto, riesce dunque a far rinascere la Roma antica e, nella volontà dei suoi artefici, vuole rendere “l'arte accessibile a tutti, restituendo alle persone il diritto fondamentale alla fruizione e alla comprensione dell'arte e della storia”.