“Ogn'anno, il due novembre, c'è l'usanza per i defunti andare al Cimitero”. Così per la stragrande maggioranza della gente comune, anche Totò considerava il cimitero come un luogo di commemorazione, raccoglimento e tutt'al più ammirazione per “l'urne de' forti”, per dirla con Ugo Foscolo. Ma a guardar bene il cimitero può essere anche un luogo d'arte, un museo a cielo aperto dove, passeggiando tra i viali alberati, “all'ombra de' cipressi” per scomodare nuovamente il grande poeta italiano, si possono ammirare tombe splendidamente scolpite, mausolei riccamente ornati, architetture neoclassiche o vetrate liberty. Non dimentichiamo che l'arte funeraria è sempre stata una miniera di capolavori inestimabili, dalle piramidi della Valle dei Re al Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna alla tomba di Giulio II scolpita da Michelangelo.
Il modello di cimitero monumentale è sicuramente il parigino Père Lachaise, inaugurato nel 1804 da Napoleone Bonaparte per accogliere le spoglie dei grandi di Francia: ogni anno riceve più di tre milioni di visitatori, attratti sì dagli artisti, gli scrittori e i musicisti sepolti ma anche dalle opere che li celebrano, come il tempietto neogotico che custodisce gli amanti Abelardo ed Eloisa o le statue di gusto romantico che vegliano su Frédéric Chopin.
In Italia sono molti i cimiteri che meritano un viaggio alla scoperta di misconosciuti gioielli d'arte, a cominciare da quelli della capitale: il Verano, dove si possono ammirare le opere di un grande scultore del dopoguerra come Mirko Basaldella o le cappelle decorate dal maestro dell'art nouveau nostrana Duilio Cambellotti; oppure il famoso “Cimitero degli inglesi”, quello dei poeti Keats e Shelley, dove campeggia la malinconica statua in marmo dell'Angelo del dolore, scolpita dall'americano Story in memoria dell'amata moglie.
Salendo a nord troviamo il cimitero della Certosa di Bologna, appena fuori dalle mura della città antica: qui si trovano i lavori dei grandi scultori italiani degli ultimi due secoli, da Vincenzo Vela a Giacomo Manzù, e soprattutto le inusuali e rarissime tombe dipinte a tempera. Da Bologna questo inedito percorso passa poi per il Monumentale di Milano con le sue eclettiche forme bizantine, romaniche e gotiche, i templi greci e gli obelischi complicati, la Nike di Lucio Fontana e il gruppo funebre dalle silhouette stilizzate di Adolfo Wildt.
Infine si giunge al cimitero genovese di Staglieno, un vero e proprio scrigno d'arte, tra i più importanti d'Europa e definito da Hemingway “una delle meraviglie del mondo”. A Staglieno si passeggia tra capolavori di Leonardo Bistolfi ed Ettore Ximenes, si possono osservare cappelle neoegizie e fregi liberty, statue dal gusto decisamente kitsch e scoprire persino due opere diventate un'icona per gli amanti del rock: un angelo e una deposizione immortalate sulle copertine dei dischi del gruppo inglese dei Joy Division.
Ecco dunque che il prossimo due novembre la visita di rito al camposanto potrà diventare anche l'occasione per inoltrarsi tra sentieri estetici poco battuti per imparare a conoscere meglio i capolavori dell'arte funeraria.