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Le esplorazioni spaziali alla scoperta degli enigmi di Venere

La nuova frontiera delle esplorazioni spaziali potrebbe diventare Venere, il secondo pianeta più vicino al Sole all'interno del nostro sistema. Già Galileo lo osservava con il suo cannocchiale e da oltre cinquant'anni gli scienziati continuano a compiere ricerche su quello che un tempo veniva considerato il nostro “gemello”, per le sue dimensioni e per quel denso strato di nubi che rendono il suo aspetto così simile a quello della Terra.

Il primo viaggio fu nel 1962, quando la sonda americana Mariner 2 raccolse i primi dati sul corpo celeste; cinque anni più tardi la missione sovietica Venera riuscirà a fornire delle importanti rilevazioni chimiche; ma il grande traguardo per la storia dell'astronomia sarà il 15 dicembre 1970, quando la sonda russa Venera 7 riesce a inviare sul suolo del pianeta una capsula in grado di trasmettere informazioni per ben 23 minuti.

Grazie a quelle scoperte e alle missioni successive abbiamo mappato quasi l'intera superficie dell'astro e oggi sappiamo che la sua pressione è 92 volte più alta di quella terrestre e che le sue temperature sfiorano i 500 °C: in poche parole siamo consapevoli che non è affatto il nostro gemello e che al contrario è un ambiente del tutto inospitale per la vita umana. Ma la nostra conoscenza in realtà ha ancora tante lacune e Venere conserva immutati molti dei suoi misteri.

Innanzitutto la natura dei suoi venti, che soffiano fiacchissimi in superficie per poi accelerare vertiginosamente via via che si sale di altitudine; quindi le cause che hanno portato alla formazione di un'atmosfera che per il 95% è composta di anidride carbonica; o ancora le ragioni del suo moto così lento, tanto che un giorno venusiano dura 243 giorni terrestri, l'assenza di un campo magnetico o la presenza di vulcani ancora attivi.

Enigmi che meritano di trovare risposta e che stanno spingendo diverse équipe di scienziati a concentrare le proprie ricerche proprio su questo pianeta. Talune anche un po' bizzarre, come quella di Dale Arney e Chris Jones, che hanno promosso un progetto chiamato HAVOC (High Altitude Venus Operational Concept) destinato a studiare la possibile colonizzazione del cielo di Venere con l'ausilio di astronavi a energia solare. Forse questo tipo di esplorazione ha un gusto un po' troppo fantascientifico, ma è innegabile l'interesse che può avere la soluzione dei misteri di Venere, che oltre a far compiere un passo avanti nella conoscenza astronomica, potrebbero essere utili per comprendere il modo con cui evitare in futuro una sorte simile anche alla Terra.

 

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