Matematico, fisico, ingegnere, ingegno poliedrico e archetipo dell'inventore geniale: è questo l'identikit di Archimede di Siracusa, probabilmente il più grande scienziato dell'antichità.
I suoi contribuiti hanno dato un impulso decisivo alla geometria, all'idrostatica, all'astronomia e alla meccanica; ma le sue scoperte non si sono limitate alla teoria bensì hanno spesso trovato un'applicazione pratica, tanto che ancora oggi può sorprendere il catalogo di invenzioni del genio siracusano.
Troviamo per esempio la famosa “vite di Archimede”, un apparecchio idraulico formato da una pompa a spirale che, sfruttando l'energia cinetica, fa fuoriuscire l'acqua: uno strumento rivoluzionario per l'irrigazione agricola del tempo.
Stando alla cronaca di Tito Livio, lo scienziato è anche l'artefice di un macchinario impressionante che, attraverso corde, tiranti e carrucole, era in grado di trasportare agevolmente una nave di grandi dimensioni dal cantiere fino al mare.
Un altro scrittore latino, Cicerone, assegna ad Archimede un macchinario capace di riprodurre il moto dei pianeti, del Sole e della Luna, così come di calcolare fasi ed eclissi. Uno strumento estremamente avanzato, antenato forse del “Meccanismo di Anticitera”, un complicato calcolatore astronomico rinvenuto sul relitto di una nave romana risalente al I secolo a. C.
Nell'inventario archimedeo un capitolo a parte meritano infine le micidiali macchine belliche: la catapulta, perfezionata per scagliare a maggiore distanza e velocità i proiettili; la “manus ferrea”, un artiglio di ferro capace di agganciare la prua delle navi avversarie e rovesciarle; infine gli “specchi ustori”, i leggendari dispositivi che incendiavano le navi romane utilizzando le capacità ustorie del vetro.
L'elenco dei geniali marchingegni di Archimede è ovviamente parziale, ma è sufficiente per testimoniare una versatilità e una curiosità intellettuale fuori dal comune.
Per approfondire: le grandi scoperte matematiche e scientifiche di Archimede nel racconto di Piergiorgio Odifreddi
