La filosofia è una disciplina complicata e magari un po' astrusa adatta solo agli adulti? Assolutamente no. Perché la filosofia è innanzitutto pensiero critico e passione per la discussione, voglia di capire il mondo con la propria testa e non secondo pregiudizi e imposizioni: era ciò che insegnava Socrate ai giovani nell'antica Grecia, e fu una delle cause che portarono al suo processo e la successiva condanna a morte.
Oltre duemila anni dopo, agli inizi degli anni Settanta, un professore di logica della Columbia University di New York, Matthew Lipman, riprende proprio il modello del dialogo del maestro Socrate per elaborare un metodo con cui educare al pensiero critico addirittura i bambini: nasce così Philosophy for Children, il cui scopo è avvicinare i più piccoli a quelle grandi e affascinanti domande che si pone la filosofia. Il luogo prescelto per questa attività però non è più la piazza, l'agorà, come avveniva nell'antica Atene, bensì la scuola, cioè il posto dove i bambini trascorrono buona parte della loro vita comunitaria e la sede deputata dell'educazione culturale primaria.
Secondo gli insegnamenti di Lipman le aule si trasformano così in «comunità di ricerca permanente [...] in cui l’insegnante guida lo sforzo critico che gli studenti cominciano ad applicare costantemente, come abito mentale, agli argomenti di studio».
A giudicare da alcuni studi effettuati in Inghilterra, questo approccio sta dando buoni frutti, superando anche le aspettative iniziali: i giovanissimi studenti coinvolti nel progetto – in particolare quelli appartenenti a famiglie della lower class e di un livello d'istruzione più basso – hanno infatti migliorato l'apprendimento di molte altre discipline, come la lettura, la competenza linguistica e soprattutto la matematica, accelerando in alcuni casi lo svolgimento dei programmi di alcuni mesi.
La riflessione, il dubbio, il confronto sui temi cardine della nostra vita, come la verità, la giustizia o l'etica, non sono dunque un semplice esercizio retorico ma si rivelano fondamentali per migliorare la nostra comprensione della realtà fin dall'infanzia, quando al contrario la curiosità e la voglia di conoscenza sono ai massimi livelli, mentre i preconcetti e gli “articoli di fede” ancora non si sono sedimentati nel nostro pensiero.