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Quadriennale di Roma: la mappa dell'arte contemporanea italiana

Quando nacque nel 1927 doveva rappresentare la vetrina delle arti italiane e in effetti, a sfogliare il catalogo della prima Quadriennale del 1931 si trovano i grandi nomi della pittura nazionale: Carrà, Morandi e Casorati, e ancora Severini, De Pisis e i futuristi Balla e Depero. Dopo la deriva dell'ultimo fascismo, con le assurde norme sulla purezza della razza anche nell'arte e l'imposizione di un'estetica retorica e pomposa, nel dopoguerra la Quadriennale risorge a nuova vita diventando un appuntamento centrale nella vita culturale italiana. Seguono edizioni più o meno riuscite, nascono polemiche sulla capacità del concorso di intercettare effettivamente i fermenti artistici del Paese e delle nuove generazioni; negli anni Duemila nonostante la presenza di artisti notevoli (citiamo Cattelan, Beecroft o De Maria) l'esposizione non sembra suscitare l'attenzione del grande pubblico, tanto che l'edizione del 2012 viene cancellata per mancanza di fondi tra il disinteresse quasi generale.

Quattro anni dopo il Palazzo delle Esposizioni di Roma è nuovamente pronto ad accogliere la kermesse che, a giudicare da nomi e numeri, si candida come una delle più riuscite degli ultimi decenni. “Altri tempi, altri miti” è il titolo della Quadriennale 2016, un titolo ispirato al romanzo totem di Pier Vittorio Tondelli, “Un weekend postmoderno”, che oltre vent’anni fa aveva raccontato l'Italia degli anni Ottanta attraverso frammenti narrativi: in questo caso è l'arte italiana attuale a essere frammentata in dieci sezioni espositive, in modo da offrire “una mappatura mutevole delle produzioni artistiche e culturali dell’Italia contemporanea”. Come a dire che è più utile lasciare la massima libertà al visitatore, sia di percorso che di senso, piuttosto che costringerlo in gabbie interpretative che possono limitarne la comprensione e il piacere.

 

Si segnalano allora le opere della sezione La democrazia in America, che guardano da prospettive inedite la storia recente e il presente dell'Italia; la mostra A occhi chiusi, gli occhi sono straordinariamente aperti – una frase di Marisa Merz – che indaga i temi del tempo, dell’identità e della memoria; gli esperimenti di rivitalizzazione e trasformazione di oggetti già vissuti da parte degli artisti de La seconda volta; i ritratti e gli autoritratti raccolti in Ehi, voi!, nei quali si intrecciano pubblico e privato, intimità e partecipazione.

Tra gli artisti selezionati troviamo nomi noti, figure storiche e giovani dalla carriera in ascesa: ecco Carol Rama a fianco del duo Invernomuto, l'osannato Francesco Vezzoli e il designer altoatesino Martino Gamper, le affermate artiste Lara Favaretto e Marinella Senatore e il profanatore di tele Nicola Samorì, il performer Marcello Maloberti e il videomaker Yuri Ancarani.

Novantanove artisti e centocinquanta opere, una serie di performance, incontri e proiezioni per restituire il volto contemporaneo del Paese, non ancora congelato dalla storia e dalla critica, ma in continuo e seducente divenire.

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