Andy Warhol non è solo un'icona pop, è probabilmente l'inventore stesso del concetto di icona pop, con i suoi dipinti di prodotti commerciali o le sue serigrafie di divi dello spettacolo e carismatici personaggi politici. Genova gli dedica un'ampia retrospettiva “Warhol. Pop Society”, che verrà inaugurata domani 21 ottobre nelle sale di Palazzo Ducale.
Ma chi era Andy Warhol prima di diventare uno degli artisti simbolo del Novecento?
Andrew Warhola, questo il suo vero nome, è il più giovane di tre fratelli di una famiglia di immigrati polacchi giunti nella città industriale di Pittsburgh, Pennsylvania, nel 1914, quando in Europa scoppiava il primo conflitto mondiale. I genitori sono persone semplici, cristiani ortodossi devoti, che frequentano regolarmente la Chiesa bizantina e conservano gelosamente le tradizioni della madrepatria; il piccolo Andrew è un bimbo cagionevole e introverso, legatissimo alla madre e molto abile nel disegno, capace di riprodurre perfettamente i personaggi delle strisce a fumetti preferite. Fin da subito i Warhola si accorgono dello spirito curioso e del talento artistico del figlio minore: a nove anni gli regalano la sua prima macchina fotografica e presto inizia i corsi d'arte del Carnagie Museum.
Sono gli anni Trenta, gli anni della grande stagione di Hollywood: Warhol scopre la passione per il cinema e i suoi divi, come la celebre attrice-bambina Shirley Temple, che lui subissa di lettere e richieste di autografi.
Nel 1942 muore il padre e viene a mancare la fonte di reddito principale: fortunatamente era stato un buon risparmiatore e per giunta lungimirante, perché la somma messa da parte è destinata prevalentemente agli studi di Andrew, che entra nel prestigioso Carnegie Institute of Technology per perfezionarsi nel disegno. Durante gli anni del campus, André, come lo chiamano ora i compagni, comincia a mostrare le sue doti di comunicatore oltre che di artista e diventa picture editor di una rivista universitaria; intanto si cimenta nella decorazione delle vetrine del più importante grande magazzino di Pittsburgh e realizza anche uno dei suoi primi quadri, The Nosepicker, in cui si ritrae provocatoriamente con un dito nel naso suscitanto scandalo nell'ambiente artistico locale.
A ventun'anni, fresco di diploma, lascia la città natale e approda a New York, la meta obbligata per ogni artista che abbia voglia di emergere. La sua ambizione è sfondare come grafico nel campo della pubblicità, un settore in crescita vertiginosa in una società dei consumi sempre più capillare e globale. Il primo incarico è per la rivista “Glamour”, una serie di disegni di scarpe che lancia la sua carriera di commercial designer: da quel momento si susseguono i lavori per il futuro pop artista, merito anche della sua tecnica bottled line. Si tratta di una composizione eseguita a partire da una foto o un disegno, che viene prima ricalcato su un foglio di carta impermeabile, quindi schizzato a inchiostro e trasferito su carta assorbente: il risultato finale è una figura dai contorni imperfetti, ma estremamente raffinata.
A poco a poco Andrew Warhola si trasforma in Andy Warhol: innanzitutto americanizzando definitivamente il suo nome; poi, complice una precoce calvizie, adottando quella parrucca che diventerà inseparabile dal suo volto; quindi frequentando gli ambienti culturali e artistici underground della Grande Mela; e soprattutto affinando il suo stile e le qualità imprenditoriali. Gli anni Cinquanta lo vedono cercare nuovi linguaggi grafici, in un susseguirsi di lavori dal livello sempre più alto, come le cartoline di Natale per Tiffany, la campagna pubblicitaria per le scarpe Miller sul “New York Times” e le illustrazioni per i racconti di Truman Capote. Nel frattempo la sua vita si fa sempre più intensa: espone due volte nelle gallerie newyorchesi, compie un giro del mondo che passa per San Francisco, l'Oriente e l'Europa, si fa limare il naso, assume un assistente, fonda la Andy Warhol Enterprises, Inc. e nel 1959 pubblica un libro di ricette dell'amica Suzie Frankfurt corredandole con i suoi acquerelli.
Ormai manca solo un passo per entrare in quella comunità artistica che finora è parsa disdegnarlo: la pop art è nata ufficialmente nel 1956 con un bizzarro e straordinario collage dell'inglese Robert Hamilton e ha bisogno di una personalità in grado di farla salire alla ribalta mondiale. Nel 1961, il trentenne Warhol prende trentadue barattoli di zuppa Campbell, uno per ogni varietà, li mette in fila e li dipinge nella loro fredda e iconica concretezza: da quel momento smette di essere un ottimo designer pubblicitario e diventa uno dei protagonisti dell'arte contemporanea.