(Illustrazione di J.T. Csotonyi)
Per milioni di anni hanno dominato il mondo, prima che fossero decimati da una terribile catastrofe: sono i dinosauri, i rettili preistorici più famosi della storia, la cui estinzione è stata al centro di film, romanzi e racconti, ma soprattutto ha rappresentato l'affascinante oggetto delle ricerche di tanti scienziati. Ora uno studio sembra mettere la parola fine a decenni di indagini sulle cause della loro radicale scomparsa, indagini che avevano prodotto le ipotesi più diverse e talvolta strampalate. Per esempio quella del barone Franz von Nopcsa Felso-Szilvas, che, agli inizi del secolo scorso, aveva sostenuto che i dinosauri sarebbero stati vittime di un misterioso calo del desiderio sessuale di massa: da qui il disinteresse verso l'accoppiamento e quindi la riproduzione che avrebbe portato alla loro estinzione.
Interessanti anche la teorie di George Wieland e del geologo Herben, ambedue basate sulle uova: il primo riteneva che i grandi rettili carnivori avessero cominciato a osservare una dieta incentrata esclusivamente sulle uova e ciò in poco tempo avrebbe portato alla morte di tutti i potenziali cuccioli; Herben, invece, osservando i fossili aveva dedotto che i gusci delle uova dei dinosauri avessero subito un mutamento, diventando sempre più sottili e non consentendo più lo sviluppo degli embrioni. Tra le più bizzarre troviamo infine quella di L. R. Croft, un'oculista convinto che i cambiamenti climatici e l'aumento della potenza dei raggi solari avrebbe provocato un'epidemia di cataratta tra i rettili preistorici che, ormai ciechi, sarebbero morti di fame.
La ricerca condotta dal team della dottoressa Sierra V. Petersen dell'Università del Michigan fornisce invece una risposta plausibile e forse definitiva a questo eccezionale evento. Analizzando la composizione chimica di alcune conchiglie fossili, gli scienziati hanno scoperto che erano state soggette a due improvvise variazioni di temperatura, effetto di due disastri naturali avvenuti in rapida successione. La prima è l'ormai assodato asteroide caduto sul nostro pianeta nella zona dello Yucatan, in Messico, 66 milioni di anni fa; la seconda è costituita dalle violente eruzioni vulcaniche nel Deccan, una regione dell'attuale India, avvenute 150.000 anni prima: un lasso di tempo che a noi può apparire gigantesco, ma che in realtà è pari a una manciata di giorni in un contesto in cui le durate delle ere geologiche si misurano in decine di milioni di anni.
Le due catastrofi determinarono così l'immissione di un'enorme quantità di gas serra nell'atmosfera e un'improvviso innalzamento della temperatura media della Terra di almeno 8°C: una concomitanza inesorabile che porterà alla fine del periodo Cretaceo all'estinzione non solo dei dinosauri, ma di circa tre quarti delle specie animali e vegetali del pianeta. Era letteralmente la fine di un'era e l'inizio dell'avventura dei mammiferi sulla Terra.